L’Africa è un po’ così: come il ciclone, che parte, prende e ti porta via
Viaggio di condivisione del 2018
Difficile dire cosa sia stata per me l’Africa.
Quando ti chiedono di raccontare o non dici nulla o parti e racconti tutto.
Perché l’Africa è un po’ così: come un ciclone, che parte, prende e ti porta via. Volendo però concentrare in poche righe la mia esperienza, cercherò di far emergere le sensazioni e le emozioni che vengono a galla dal mio cuore.
Ti ritrovi con i piedi in quella terra rossa, circondata da bambini che ti prendono per mano e ragazzi che ti guardano negli occhi. La terra rossa penso sia espressione di quel continente, dove ogni fatto, ogni relazione che instauri con le altre persone si fa, non so per quale motivo preciso, più intensa, più autentica, più toccante. Ti ritrovi con un bambino per dito e quel dito te lo tengono come se fosse per loro la cosa più preziosa, qualcosa da curare, da custodire, che certo non capita loro tutti i giorni. Mi ricordo le parole di Patrizia che un giorno ha detto:- Questi bambini si divertono con nulla-. Ed è proprio vero: per farli ridere basta un po’ di solletico sulla pancia o far provare loro il volo volo.
E poi i ragazzi che ti guardano negli occhi. Che espressione di vita intensa, consapevole che ti fanno sperimentare. Specie se sei adolescente come loro e riconosci quel grido alla vita che si sprigiona da dentro. Riconosci i loro desideri, i loro bisogni irrefrenabili, la voglia di fare e di tessere legami, la quale con forza immane spinge da dentro per emergere.
Grazie Africa per avermi fatto capire ciò che se fossi stata a casa mi sarebbe stato difficile: per avermi fatto comprendere come si affronta la diversità e poco dopo ci si accorge che è enorme ricchezza, per avermi reso grata per l’immensità di piccole cose eppure preziose che abbiamo la possibilità di avere, per avermi reso pienamente consapevole che con la voglia di fare puoi veramente fare della tua vita quello che vuoi.
Penso che resterà sempre una piccola parte di me che quando ce ne sarà bisogno mi indirizzerà ancora verso quella grande parte del mondo ridimensionando automaticamente e arricchendo inconsapevolmente quello che vivo ogni giorno qua.
Asante
Irene