15 agosto 2007. Montevarchi

In quegli anni la nostra sede legale era la parrocchia della Ginestra. Fu inviato lì come vice parroco, dalla Diocesi di Arezzo, Don Bonifacio Lukena, proveniente dal Congo per studiare Teologia. Egli cominciò ad interessarsi alle nostre iniziative di volontari come cooperazione con la Tanzania. Per un certo tempo fu l’assistente spirituale di Neema. Ci parlava del suo Paese e di come le persone avessero subito una guerra ingiusta e devastante. di quanto rimpiangessero il periodo coloniale dove almeno era garantita a tutti l’istruzione minima gratuita, sorgevano qualificate scuole secondarie e sussisteva una sanità di base per tutti. Ora il Paese era devastato.
Don Bonifacio suscitò la nostra curiosità e colpì il cuore di noi volontari nel punto più vulnerabile: il desiderio di aiutare dei fratelli. Così nel 2008 partimmo alla volta del Congo, autorizzati dal suo vescovo e suoi ospiti approdammo a Kirungu, Paese di origine di Bonifacio nonché sede della diocesi. Il viaggio era stato ben pianificato dal nostro accompagnatore e dai suoi amici locali. L’accoglienza che ci fu rivolta fu stupenda da parte di tutti. Don Bonifacio ci portò a conoscere la sua famiglia. In Africa, si sa, l’ospitalità è sacra, ma lì, in quella casa dove tutto era stato fatto perché di sentissimo a casa nostra, provammo la sensazione di essere qualcosa di più di normali ospiti, come dei figli adottivi, ai quali Francesco e Agnette (i genitori) offrivano tutto ciò che avevano. Quel viaggio di segnò fortemente. Ad esso ne sono susseguiti molti altri, dettati dalle necessità organizzative dei progetti svolti e dal desiderio di incontrarsi nuovamente con le persone del luogo.
Nel frattempo Don Bonifacio veniva trasferito dalla Ginestra alla Penna e successivamente a Santa Firmina (Arezzo). Egli continuava la sua collaborazione con Neema facendosi interlocutore tra l’associazione e i referenti congolesi. Morì uno dei suoi fratelli ed egli decise di adottare i due figli maschi provvedendo al loro sostentamento e alla loro educazione. Con grandi sacrifici ha potuto costruire una casetta in muratura per i suoi genitori contribuendo al loro reinserimento nel Paese dopo l’esperienza del campo profughi in Zambia.
Passando da una parrocchia all’altra ha lasciato il rimpianto e il ricordo di un pastore, sempre pronto ad ascoltare e consigliare, di un prete che trova sempre il tempo per gli altri, che non antepone mai il suo “ho da fare” con i bisogni dell’altro, di un sacerdote che quando ti saluta è per incontrarti, perché il suo saluto non è mai frettoloso e sfuggente, ma sempre caloroso e disponibile. Piano piano sempre con lo sguardo alla parrocchia a lui affidata, ha conseguito la Laurea in dottorato in dottorato di Teologia all’Università di Firenze con il massimo dei voti.
Ora è arrivato il tempo del suo rientro in Congo. Questo era prevedibile, ma ciò che non era programmato era la partenza immediata alla quale è stato invitato. Se la Curia gli avesse dato il modo di spiegarsi, avrebbe capito che ciò non era possibile: egli ha contratto un prestito bancario per sostenere le spese universitarie del nipote e per pubblicare la sua tesi di laurea (pubblicazione necessaria per conseguire l’attestato essendo una università privata), inoltre organizzare la spedizione di oltre tre metri cubi ci libri per il Congo, suo prezioso tesoro necessario all’insegnamento al quale dovrebbe essere destinato, non è cosa da poco. Ne consegue l’impossibilità di una partenza subitanea.
Ora Bonifacio è senza parrocchia, senza stipendio, senza casa. ma non vive di carità, vive per l’amore del suo ministero e dell’amore che ha seminato e che adesso raccoglie attraverso molti amici

Patrizia

Quanto riportato sopra accadeva durante l’estate scorsa; Boniface è partito il 4 Febbraio scorso alla volta del Congo facendo tappa in Tanzania dove ha recuperato tutto ciò che dall’Italia, per motivi burocratici, era stato spedito in Tanzania.
Accolto da Baba Erik si è poi diretto verso casa, nella sua Kirungu in Congo.
Noi di Neema lo abbiamo salutato il 1° Febbraio consapevoli che quello non era certo un addio ma un arrivederci.
Arricchiti da questi anni di vicinanza e di collaborazione diretta, non ci resta che augurare a Don Bonifacio una buona vita, certi del fatto che a Kirungu svolgerà un ottimo lavoro e che porterà dei miglioramenti importanti; la nostra collaborazione continuerà a distanza.

Ciao Bonifacio, ci vediamo a casa.