Romina

Romina

Volevo trasmettere a voi le infinite emozioni provate

Viaggio di condivisione del 2011

Ho iniziato a scrivere questa mia testimonianza non so quante volte.
Perché?!….faccio parte dell’Associazione Neema da poco più di un anno ed una delle prime cose che ho fatto è stata quella di leggere le testimonianze degli altri “neemini” che hanno avuto la fortuna, come me, di andare in Africa, ed il mio primo pensiero, oltre ad essermi affascinata subito a quei racconti, è stato:” chissà se un giorno anche io potrò raccontare la mia esperienza…”. Era quello che volevo : trasmettere a voi le infinite emozioni provate!…ma oggi, qui con una penna in mano, mi rendo conto di quanto sia difficile invece far capire quello che ho intensamente vissuto, quello che un villaggio come Mkongo può riuscire a “regalarti”.
Il mio viaggio in Tanzania, con Alessio e Claudia, è durato tre settimane: giorni lunghi, intensi, ricchi! Giorni pieni di sorrisi, colori, musica, amore, amicizia, rispetto, fratellanza ma anche giorni di crisi, pianti, stanchezza, lavoro, polvere, malattie, dolore…..
La cosa bella è che adesso, in questo preciso istante, mentre scrivo e rivivo con voi quei momenti, mi rendo conto di quanto tutto sia stato così “importante” a tal punto da farmi capire, oggi più che mai, di quanto è meravigliosa la vita, in tutte le sue sfaccettature, e di quanto in questa vita io possa ritenermi fortunata!
Sarei un’ipocrita se dicessi di sentirmi più buona, o migliore!
Sarei un’ipocrita se dicessi che la mia vita è cambiata!
Riadattarsi alla nostra società è così tremendamente facile! Ma lì ho cercato di vivere intensamente la mia esperienza, provando ad immedesimarmi nella loro semplice quotidianità e per questo nel villaggio mi sono adattata fin da subito.
Insieme ai ragazzi della scuola facevamo lunghe camminate per andare a prendere l’acqua al fiume o al pozzo ed a sera quella “doccia” aveva tutto un altro valore.
Sì, a Mkongo tutto acquista un altro valore ed è grazie soprattutto alle persone che ci vivono che noi “mzungu” ( straniero) riusciamo a capire qual’è il vero significato della semplicità! Le persone di Mkongo sono sostanzialmente povere ma quel poco che hanno lo rendono prezioso ed anche ai nostri occhi, abituati ad un’altra civiltà, piano piano tutto diventa bello: quel terreno rosso diventa automaticamente pieno di colori quando la gente cammina per strada; quel cielo, che alle 19:30 diventa così buio senza nessuna luce elettrica, sembra brillare ancor più illuminato da milioni di stelle…se alzi un braccio credi veramente di poter arrivare a toccarle con le mani.
I bambini incuriositi ti guardano con i loro grandi occhi pieni di luce; vergognosi aspettano il tuo sorriso per poterlo restituire; aspettano che gli porgi la mano per poterla stringere; aspettano una parola in italiano per poterla ripetere.
Ognuno di loro, in qualche modo, ti fa sentire speciale!
Neema aiuta i popoli dell’Africa da circa 10 anni portando avanti dei progetti ed impegnandosi soprattutto in Italia con tante iniziative.
Sono partita per il mio viaggio con tanta adrenalina e con il cuore in mano ma anche con tanta paura non conoscendo quella terra. Paura che è svanita quasi subito perché lì ho realizzato che anche l’Africa stava “aiutando” me ! Ci sono anche aspetti meno belli che l’Africa ti presenta ma, di “pancia”, riesco solo a trasmettere le mille emozioni che ho provato e che ancora sono e saranno vive dentro di me e che mi portano a vedere quella terra con il sorriso, nel bene e nel male, come fanno le persone che vi abitano di fronte alle difficoltà, le malattie, la morte.
La loro forza, la loro fede, il rispetto che hanno per il prossimo e per le cose che possiedono, mi hanno veramente segnato. Mi hanno lasciato un qualcosa dentro di inspiegabile, un qualcosa che nei momenti più cupi riesce a farmi vedere sempre uno spiraglio di luce.
Queste sono le vere emozioni che l’Africa ti lascia e che ti portano a vivere quel famoso “mal d’Africa” di cui tutti mi parlavano e che io mi chiedevo cosa fosse. Passa, ma ogni tanto riaffiora e quando torna vorresti non guarire mai…..

Viaggio di condivisione del 2013

LA MIA SECONDA VOLTA A MKONGO!
<> ..mi ripetevo al ritorno dal mio primo viaggio in Tanzania. Poi la vita quotidiana inizia a riprendere campo e passa così velocemente il tempo (..2 anni!), che ho capito che era arrivato il momento di partire di nuovo, sentivo davvero la mancanza dell’Africa!!
Quest’ultima esperienza è avvenuta con altri due volontari dell’Associazione Neema Onlus: Marco e Lucia. Compagni di viaggio molto piacevoli. La nostra permanenza è stata di 15 giorni, inferiore alla prima volta, ma sempre molto emozionante e produttiva!
Arrivati al Villaggio, dopo tre giorni di viaggio dalla nostra partenza dall’Italia, ci siamo sentiti ..subito.. di nuovo a casa! Era ancora giorno, a differenza della prima volta che arrivammo quando il sole ormai era calato e gli abitanti erano già dentro le loro case, e non credevo ai miei occhi : almeno un centinaio di bambini che correvano davanti alla nostra jeep sventolando delle frasche di alberi, con le braccia alzate, in segno di benvenuto! La jeep che ci “scortava” di fronte la chiesa, dove già ci aspettava il “tamburisha” (presentazione/saluto a tutto il villaggio), si è dovuta fermare 50 metri prima perché la strada ormai era diventata impossibile da percorrere. Apro lo sportello e la polvere rossa mi fa chiudere gli occhi, inizio a sentirla sulla mia pelle, sui vestiti e nei capelli: in quel momento mi sono davvero resa conto che, finalmente!, ero di nuovo lì..a Mkongo!! La canzone “NEEMA” inizia a prendere nota con le voci delle persone che stavano aspettando il nostro arrivo e pian piano che riapro gli occhi mi sento le mani stringere da dita piccole: i bambini già si erano attaccati a me! Ho versato la mia prima lacrima di gioia quando ad un certo punto sento pronunciare il mio nome: Romina!! ..mi volto e vedo un sorriso immenso di una delle ragazze della scuola di cucito. Mi aveva riconosciuta! ..”Jambo!” ..riesco a risponderle con voce tremolante. Le faccio una carezza sulla guancia e lei mi prende per mano incamminandosi con me fino alla porta della chiesa.
Inizio a scattare le prime foto, sia con la macchina fotografica che con la mia testa, perché quel momento non avrei voluto finisse mai!
L’accoglienza in parrocchia è stata, come sempre, molto generosa. Baba Eric, felice del nostro arrivo, ci aveva assegnato una stanza ciascuno e il nostro secchio di acqua era già sotto il lavandino della camera (dato che l’acqua anche questa volta è venuta a mancare!). Dopo aver rattoppato un po’ la zanzariera sopra al letto ci siamo messi a riposare.
Avevo dimenticato quelle sensazioni: il piacere del silenzio e del buio della notte ma anche la paura dei ragni e delle zanzare!!
Nei giorni di permanenza siamo riusciti ad incontrare molte persone della parrocchia che ci hanno aggiornato sull’andamento del villaggio: dalla ristrutturazione delle chiesa ai frutti economici dati dai raccolti, dalle problematiche per la mancanza di acqua agli sviluppi sull’arrivo dell’elettricità grazie all’intervento del Governo.
Abbiamo passato molto tempo al dispensario con il dottore, il tecnico di laboratorio e le infermiere Suor MaryGrace e Olivia. Ogni mattina accompagnavo Lucia( Dottoressa Ginecologa ) per le visite programmate per fare i pap-test. Anche quest’anno siamo riusciti a farne più di 50!!! Inoltre, grazie all’ecografo che ci è stato donato in Italia, e spedito con un container lo scorso dicembre, siamo riusciti a fare anche molte ecografie. Veramente una bella emozione, sia per noi che per loro!! Questo infatti è stato possibile soprattutto al positivo riscontro avuto dalle donne, le quali hanno capito l’importanza di una visita ginecologica.
Ci auguriamo che questo nostro progetto possa continuare ad avere campo; insieme continueremo sempre più a migliorarlo!!
E’ stato bello conoscere nuovi volti africani , ed è stato altrettanto bello rivedere quelli già amici! Il terzo giorno al villaggio Baba Eric, dopo la consueta colazione insieme, mi comunica che fuori dalla parrocchia c’è “LA MIA AMICA” che mi stava aspettando.
Nel 2011 Eric aveva chiesto a due ragazze della scuola di cucinare per noi ai pasti, per tutto il periodo della nostra permanenza. Le studentesse erano Jesca e Lucy: due persone molto educate e brave a scuola!
Le incontravo ogni giorno e spesso capitava di passare pomeriggi insieme. Ricordo ancora quando fecero dei miei capelli tante piccole trecce!! Mi ero affezionata molto a loro ed anche se non riuscivamo a dialogare molto bene per via della lingua i nostri occhi riuscivano sempre a farci capire.
Ho sempre portato le ragazze nel cuore in questi anni, sapendo bene che al mio ritorno molto probabilmente non le avrei più incontrate dato che l’ottobre successivo concludevano gli studi. Alla parola AMICA però il mio pensiero è andato subito a loro! Esco in fretta dalla parrocchia e là fuori, con un enorme papaya e due uova in braccio, c’era lei…Jesca!
Riesco ancora a sorridere e a emozionarmi per quell’incontro: ero felicissima di vederla ed ero stupita anche di vedere che aveva dei doni per me!!
Il pensiero arrivato subito dopo però è stato: “e adesso come glielo dico che sono felice?!” Eravamo solo io e lei in quel momento ma, in un attimo, il suo sorriso mi ha risposto…non c’era niente da dire, ci siamo semplicemente abbracciate!!
E’ bello fare il volontario, è bello andare in Africa ed è bello riuscire a portare cose materiali in Africa, ma è anche facile per noi!
Aiutare chi è meno fortunato mi porta sicuramente tanta serenità nel cuore anche perché quello che i nostri amici africani ci “rendono” ha altrettanto valore. Sapere però che anche tu sei nel loro cuore perché la mano che dai è anche quella per passeggiare insieme, perché li hai fatti sorridere per aver pronunciato parole in Swahili senza senso, perché hai cantato e ballato con loro, perché un’amicizia è nata….questo il mio cuore lo riempie di gioia!! Ed è questa l’emozione più bella che potessi provare nella mia seconda volta a Mkongo!! Anche questa è l’Africa….

Romina

 

 

Romano

Romano

È cambiato il mio modo di pensare e vivere

Viaggio di condivisione del 2007

Sono qua a raccontare la mia seconda volta in Tanzania, la mia seconda volta a Mkongo. Dopo l’impatto emotivo della prima volta in quella terra e la conoscenza di realtà diverse, la mia vita ha subito qualche cambiamento sul modo di pensare e di vivere. Da qui nasce il desiderio di ripartire. Mi piacerebbe che molte altre persone provassero le sensazioni che io ho provato percorrendo la strada, che da qui porta al villaggio, dove l’accoglienza e la disponibilità della gente è qualcosa di straordinario. Nell’anno 2003 il mio soggiorno a Mkongo fu per ragioni diverse, abbastanza limitato, per cui non avevo compreso bene quale fosse l’entità del villaggio, delle persone che lo abitano, del loro modo di vivere. Questa volta ho constatato la vastità di questo territorio, ho conosciuto le difficoltà che questo popolo incontra nella vita di tutti i giorni, ma ho altresì conosciuto la maniera con cui riescono a superarle. Da parte mia, come di tutto il gruppo, ho potuto dare a quelle persone solo piccole cose, ricevendo in cambio GRANDI COSE! Ricordo con piacere le giornate nelle quali andavamo presso gli altri villaggi per distribuire latte e biscotti ai bambini ed anche agli anziani; rivedo i più piccoli tendere le loro manine, sporche di terra rossiccia, per prendere un bicchiere di latte e qualche caramella, mentre mi guardavano con i loro occhioni scuri. Ricordo altri episodi che dimostrano la loro disponibilità verso di noi, come per esempio il procurarci dell’acqua perché potessimo fare una doccia.
Non mi dilungo ulteriormente. Occorrerebbero cento, mille pagine per raccontare quello che, se non vedi, non capirai mai.

Viaggio di condivisione del 2011

C’è una storiella ( o proverbio) che dice “non c’è due senza tre”; ed eccomi puntuale alla mia terza volta in Tanzania.
Anche stavolta nel villaggio di Mkongo, dove, la prima volta provai una delle più forti emozioni della mia vita. Avrei voluto tonarci subito…il giorno dopo! ( era Luglio 2003). Ho avuto la fortuna di poterci tornare nuovamente ad Agosto 2006 e lo scorso Luglio 2011. A distanza di otto anni, devo confessare che riguardo ad emozioni, poco o nulla è cambiato in me.
Sono stato in quel grande paese che si chiama AFRICA per tre volte e con tre gruppi diversi della nostra associazione. Tutto egualmente meravigliosi per amicizia fraterna, collaborazione ed entusiasmo; per cercare di realizzare i progetti che ci proponiamo alla partenza.
Abbiamo passato ore e giorni bellissimi insieme ad uomini, donne e bambini del villaggio, partecipando a cerimonie religiose (anche molto lunghe!) officiate da Padre Erik; sempre presente anche agli incontri con i rappresentanti delle varie attività, per discutere le loro priorità e le nostre possibilità pratiche (ed anche economiche) di poterle realizzare.
Ho ritrovato vecchie conoscenze, conosciuto nuove persone, tutte semplicemente meravigliose nel prodigarsi a rendere il nostro soggiorno fra loro il più sereno possibile. E ci sono riusciti.
Siamo tornati con l’animo pieno di gioia (ed anche con un pizzico di orgoglio) per quello che abbiamo realizzato.
Non so se questa sarà stata per l’ultima volta o se il destino deciderà diversamente. Posso comunque dire che queste esperienze hanno lasciato un’impronta indelebile nel corso della mia vita. E di questo ringrazio Dio.

Romano

Rita

Rita

È successo davvero!!

Viaggio di condivisione del 2007

Mi sembra ancora un sogno … ma è vero, è successo davvero!!!
Grazie a Chiara che mi ha fatto conoscere l’associazione Neema sono partita per la mia prima esperienza a Mkongo da molto tempo desiderata.
Il tragitto per arrivare al villaggio è stato lungo ma bellissimo per il susseguirsi di luci e di colori che solo un paese come l’Africa può offrire, un continuo cambiare di panorama e scenari .. ero così presa da tutto ciò che il tempo mi è volato. All’arrivo a Mkongo abbiamo avuto un’accoglienza così grande, calda che mi sono venute le lacrime agli occhi; mai visti tanti bambini, uomini e donne di ogni età, loro non hanno veramente niente ma ti trasmettono subito grandi cose, sono sorrisi, i karibu (benvenuto), i canti, le musiche, le strette di mano e gli applausi. Nei primi giorni i bimbi con le loro manine sporche di terra hanno cercato le nostre, prima quasi con timidezza poi con più forza quasi a voler dire “ora non ti lascio più”. E’ stato così fino all’ultimo giorno e quando ci siamo salutati io ero di nuovo con gli occhi pieni di lacrime. E’ difficile spiegare le emozioni che ho provato perché sono state forti, grandi che solo se le vivi e le tocchi con mano puoi veramente capire. Durante la nostra permanenza al villaggio ci sono stati anche dei momenti di difficoltà di adattamento, in quanto non è semplice vivere una realtà completamente diversa dalla nostra ma “pole pole” (piano piano) e soprattutto grazie ai sorrisi, a quegli sguardi che ti cercano di continuo, agli schiamazzi dei ragazzi tutto è diventato più facile e lo stato d’animo è tornato a brillare.
Ora che sono a casa penso spesso al villaggio, agli occhi scuri e belli dei bimbi, alle donne che mi dimostravano tanta accoglienza ed anche se non ci capivamo con il linguaggio mi sono sempre sentita a mio agio, come se le avessi conosciute da sempre. Mi ricordo le loro risate quando io cercavo di parlare in swahili, quando mi chiedevano di farle una piccia (foto) ed il loro divertimento nel rivedersi. Tutto questo mi manca tanto e non lo potrò mai scordare, soprattutto non lo voglio scordare; anzi spero un giorno di ritrovarmi di nuovo lì a Mkongo con quella gente che attraverso la loro semplicità mi ha dato modo di riflettere e di capire i veri valori della vita.

Rita

Pietro

Pietro

Un’esperienza nuova e ricca

Viaggio di condivisione del 2007

Quando mi hanno detto che nell’associazione vi era la tradizione di riportare una testimonianza personale dopo il primo viaggio in Africa, non ho reagito positivamente; le cose semplici sono state dette molte volte da chi mi ha preceduto, ed i ragionamenti per architettare qualcosa di nuovo rischiano di scivolare in retorica sterile. Poi, leggendo le cose uscite dai miei compagni, ho capito che era più facile di quello che mi ero prefigurato, perché al di là dei motivi per i quali si può intraprendere un viaggio nell’Africa nera, questo rappresenta veramente una esperienza del tutto nuova e ricca, che porta a misurarsi con situazioni molto diverse da quelle cui siamo abituati. Io sono partito con la convinzione che in quella parte del mondo si trovasse semplicemente gente più sfortunata che ha bisogno di aiuto; effettivamente (ora lo posso dire), là dove è stata risparmiata da guerre e carestie, come in Tanzania, essa è composta da comunità le quali vivono ancora coerentemente secondo un modello un poco diverso da quello occidentale. Grazie alla dolcezza che caratterizza queste persone, è possibile entrare un attimo nella loro realtà. La ricchezza che viene offerta, basata sia sugli spunti di riflessione dati dal confronto della nostra e della loro condizione, sia sui rapporti umani che si possono coltivare nel periodo di permanenza, è davvero grande.
E’ successo spesso che in comportamenti ritenuti bizzarri dai nostri occhi, con un po’ d’attenzione, riconoscessimo abitudini raccontate da anziani parenti, relative alla vita prima della guerra. Altri episodi ci sono risultati semplicemente nuovi ed impossibili, come la carovana di alunni che portavano un mattone ciascuno per costruire l’abitazione del nuovo maestro appena arrivato. Aver visto la vita del villaggio di Mkongo mi ha fatto capire davvero la differenza abissale che separa una condizione di povertà da una condizione di miseria.

Pietro

Margherita

Margherita

Ho provato il mal d’Africa

Viaggio di condivisione del 2009

Quante volte avevo sentito parlare del famoso mal d’Africa! E quante volte mi sono chiesta cosa fosse! Adesso, dopo l’esperienza in Tanzania mi sono “ammalata” anch’io ed avverto anch’io quel senso di inadeguatezza e nostalgia che mi stringe il cuore e lo stomaco. Conoscevo Neema già da qualche anno ma non avevo mai trovato il coraggio di partire! Non mi sentivo pronta per affrontare una realtà così diversa, avevo paura di non sapermi adattare, della poca pulizia, il cibo…ma alla fine la curiosità ha vinto il timore e lo scorso agosto sono partita per Mkongo. Ancora oggi ho la testa piena zeppa di pensieri, ricordi, domande….è difficile spiegare quello che lascia l’Africa a chi non è affetto da questo male. Non credo di essere tornata cambiata, ma credo di essere tornata più consapevole di me e del mondo che mi sta intorno. Là, con la filosofia del “pole pole” (piano piano), pensi di più, rifletti di più, e scopri lati di te rimasto nascosti. Mi sono meravigliata di come ho affrontato le scomodità, la poca igiene personale e la gelida doccia “a secchio”, ma quando sei lì tutto ti viene spontaneo e naturale, perché tutte queste “mancanze” sono ricompensate dal calore e dall’umanità di quella gente, dalla voglia di integrarti a loro, di vivere con loro e come loro! Cose che fino a quel momento avevo solo immaginato ascoltando i racconti degli altri si sono trasformate in realtà: è stato bello dare finalmente un volto al tanto rammentato Baba Erik, sentire la sua risata, vedere il bustani (l’orto) , il dispensario, assaggiare le “paste alla Kristandus”. Ogni giorno al villaggio è stato un insegnamento di umanità e fratellanza; ogni persona, vecchio o bambino, mi ha lasciato qualcosa…la vita là scorre semplice e dignitosa. Tutte le sere tornata in camera, mi spalmavo di autan e mi sdraiavo sul letto con il sorriso sulle labbra pensando alla giornata trascorsa! Poi però l’angoscia prendeva il sopravvento e pensavo: “io sono qua per 20 giorni, loro per una vita! E per una vita dovranno riuscire a sopravvivere…” In Africa i bambini muoiono per una banale diarrea, spesso non c’è acqua nemmeno per bere, figuriamoci per lavarsi, se il raccolto va male non c’è cibo, la maggior parte degli abitanti di Mkongo nasce e muore lì, non ci sono opportunità, non sono liberi di scegliere. Tornata a casa, con un pavimento, una doccia calda, tanti aggeggi inutili, sdraiata sul letto ho davvero capito quanto siamo fortunati….e la visione del mondo è cambiata inevitabilmente.

Margherita