Marco

Marco

Le mie paure sono diventate coraggio

Viaggio di condivisione del 2007

Avevo voglia di scoprire qualcosa che non conoscevo e ci sono riuscito. Nella mia vita fino ad adesso, avevo sempre pensato di fare un viaggio di questo genere cercando di conoscere altre realtà, soltanto per tentare di capirle un po’ meglio. Grazie a delle amicizie, mi sono piano piano avvicinato all’associazione Neema e una volta fatta la loro conoscenza, ho maturato con maggior convinzione l’idea di partire per L’Africa. Sono stato fortunato a trovare un gruppo di amici che dividono questo progetto comune con molta armonia; così frequentando le riunioni le mie paure sono diventate coraggio e le mie insicurezze forza. Sono partito per questo straordinario viaggio con tanto entusiasmo e con la voglia di riuscire a condividere la mia gioia con questo popolo per me così lontano e sconosciuto. Prima di arrivare al villaggio ho cercato di non immaginarmelo perché, egoisticamente, non volevo avere delusioni o farmi delle idee sbagliate. Ecco avevo ragione! L’Africa è stupenda, ospitale, colorata, libera e incomprensibilmente generosa. È un mondo diverso dove, noi occidentali vediamo troppo spesso solo povertà, miseria e malattia. Si, i miei venti giorni africani mi hanno fatto vedere anche cose brutte: problemi legati alla mancanza d’acqua, carenza di istruzione, situazioni igienico-sanitarie imbarazzanti e mille altri problemi e disagi in cui la popolazione condivide quotidianamente. Quando sei nel villaggio non fai fatica ad ambientarti perché le persone sono molto disponibili; vivere e lavorare insieme a loro ti fa sentire veramente parte integrante del villaggio ed è così che ti accorgi di quanta riconoscenza ci sia nei nostri confronti. È questa l’idea che Neema sostiene sulla collaborazione, è l’atteggiamento giusto per rafforzare l’amicizia e l’intesa tra di noi, dove le lingue e le culture ci differenziano, gli sguardi e i sorrisi ci avvicinano. Nel villaggio esiste una bellissima usanza ed è quella di prendersi per mano in segno di amicizia; è un gesto per noi inusuale e probabilmente a volte stupido, ma vi garantisco che stringersi la mano e un grande segno di forza. Questo gesto è riuscito a trasmettere al mio cuore tanta armonia e tanta gioia…provare per credere! Per quanto riguarda la mia esperienza personale, questa è stata sicuramente fino ad oggi unica. Ci sarebbero tante altre cose da raccontare sulla mia permanenza a Mkongo; magari per uno scrittore è semplice descrivere persone e ambienti, ma per me non lo è … tutto in Africa ti emoziona! Concludo la mia breve testimonianza con un ricordo della gioia e la felicità delle persone che ci hanno accolti, le feste e i momenti di divertimento, gli occhi curiosi e timidi dei bimbi e la gratitudine della gente. Non mi sento di aver fatto niente, se non di aver sfruttato la fortuna che ho avuto nella mia vita facendo un viaggio che mi ha fatto conoscere, emozionare, piangere e capire che vivere è una cosa meravigliosa, qui, in Africa e in qualsiasi parte del mondo. Sono sicuro che piano piano anche l’Africa riuscirà a migliorare la propria posizione; i primi passi sono quelli più difficili si sa, ma una volta in piedi si cammina veloci e in breve tempo si corre più forti e più sicuri.

Viaggio di condivisione del 2008

Ciao, sono Marco e vi dico subito che per me non è facile trasmettere con le parole ciò che prova il mio cuore e ciò che vedono i miei occhi; comunque spero che il mio racconto accenda in qualcuno la voglia di fare un viaggio nella misteriosa Africa. Per il mio secondo anno consecutivo ho deciso di passare le mie vacanze in Tanzania, al villaggio di Mkongo, dove i confort non sono sicuramente dei migliori ma dove l’accoglienza, l’amicizia e la “festosità” di questa gente è veramente speciale e unica nel suo genere. Il mio secondo viaggio in Africa è stato ancora più bello del primo, perché l’impatto della prima volta riesce un po’ a bloccarti: devi vincere tante paure, ti devi ambientare e devi scoprire ciò che non conosci. Sapete, il villaggio oltre ad essere bellissimo è anche molto grande e nelle poche “pause” che il viaggio ha concesso alla mia mente mi sono chiesto se rivederci, rincontrare quelle persone sarebbe stato bello anche per loro, se gli avesse fatto piacere rivedermi o semplicemente se si sarebbero ricordati di me. Vi posso garantire che quando sono arrivato al villaggio mi sembrava di non essermene mai andato, i loro balli, i loro canti e i loro sguardi così fraterni e riconoscenti hanno acceso in me, ancora di più, la voglia di condividere questa nostra grande amicizia.
Nel periodo di permanenza al villaggio, come tutti gli anni, ognuno di noi ha dei piccoli compiti da svolgere, gli impegni sono sempre tanti ed il tempo sempre troppo poco. Per quest’anno io dovevo cercare di ripristinare il funzionamento di un pozzo a pannelli solari già esistente. Il sistema si avvale di una pompa che riempie un recipiente all’interno del villaggio e dà acqua alle persone del villaggio anche nei periodi di siccità. Per me questi sono stati giorni indimenticabili perché ho stretto una forte amicizia con i ragazzi della scuola domestica maschile. Insieme abbiamo lavorato per 5 giorni nel tentativo di sistemare tutto l’impianto ( per fortuna riuscendoci!) e lavorando fianco a fianco ci siamo piano piano conosciuti. Conoscersi, parlare, giocare, pregare e lavorare insieme a loro fa crescere in me ancora una volta la speranza e la convinzione che un giorno anche il villaggio di Mkongo avrà una sua dignità e la possibilità di crescere molto sotto tutti gli aspetti più importanti. Quando trascorri delle vacanze in un luogo in cui stai bene ti dispiace sempre venire via, questo capita anche a noi volontari. I giorni al villaggio sono trascorsi velocemente, tra tanti impegni e tante riunioni stiamo cercando di aiutare queste persone con tutte le nostre forze e siamo convinti che stiamo facendo anche delle cose buone. Gli occhi tristi dei bambini per la nostra partenza, gli auguri di un buon viaggio, la voglia di rivederci prima possibile e la speranza di non essere dimenticati da noi sono la dimostrazione che la nostra amicizia è veramente importante per loro. Vorrei concludere dicendo che questo viaggio mi ha fatto capire che dare una possibilità in più a queste persone è molto importante. Spesso la possibilità di scelta può significare vita. Sono felice di far parte di un’associazione di volontariato che è stata capace di far sorridere qualcuno dall’altra parte del mondo. Grazie Neema!

Marco

Giulia

Giulia

Ho vissuto la strana paura di poter dimenticare quello stile di vita

Viaggio di condivisione del 2005

Mi sento un po’ impacciata e decisamente in difficoltà, oggi, a distanza di un mese circa dal “grande viaggio”, davanti a questo foglio bianco…con una gran voglia di trovare le parole giuste per riuscire anche in minima parte, a trasmettere a chi legge la bellezza e la grandezza di un’esperienza come questa…e con la consapevolezza che non esistono parole che possano far rivivere emozioni così intense e vere, così semplici e forse per questo, oggi così rare. In questi giorni che hanno seguito il rientro nel “mondo dei confort e degli impegni”, ho vissuto la strana paura di poter dimenticare quello stile di vita “pole-pole”, quell’approccio sereno al trascorrere del tempo, che tanto mi aveva meravigliata ed incuriosita in Africa; così con la testa che ancora mi gira un po’ su questa giostra così veloce, cerco con decisione di tenere stretti quei tanti insegnamenti che mi sono stati regalati in questo viaggio. Penso che chiunque viva un’esperienza di “incontro” con un’altra cultura, con un’altra terra…avverta nitida e fortemente sottolineata la sensazione di aver ricevuto molto più di quello che ha dato e ….per quanto, tu che stai leggendo, possa credere a questo concetto, le emozioni di quei sorrisi, di quei canti, di quei colori, di quegli occhi che danzano, di quei bambini che ti prendono per mano, di quella generosità vera, di quella felicità sincera, di quel tempo che sembra dilatarsi in quella natura immensa, senza confini, di quei saluti che sono la prova di un’ospitalità sacra, della gioia di un incontro, la paura e la curiosità negli occhi di quei bambini così piccoli che sono capaci di trasformarsi in adulti e di stupirti ogni volta….è qualcosa che non può essere quantificato…sono esperienze che ti arricchiscono e ti regalano saggezza. Ho 21 anni e da 3-4 anni ho iniziato ad interessarmi ad una vocina dentro di me che aveva una gran voglia di viaggiare, di vedere chi c’era dall’altra parte della strada, dall’altra parte del mondo…di conoscere altre realtà, altri stili di vita, altri valori; con questo viaggio ho avuto la conferma che è l’incontro con l’altro che colma quella sorta di inquietudine che tanto è diffusa nella nostra società…quel “male di vivere” che tanto farebbe ridere i miei amici africani….Nella calda Africa i problemi sono semplici e limpidi, non c’è bisogno di complicarsi la vita…quello che si desidera è l’essenziale e ci si rende conto che il liberarsi di tutto quello che è superfluo, ci alleggerisce, crea dello spazio dentro di noi e ci rende più facile sorridere, cantare, ballare…è bellissimo. Questa “serenità” che mi è stata molte volte trasmessa mi ha aiutato ad affrontare contrasti molto forti e difficili che ricordo tra i momenti più veri ed importanti. È tanta la rabbia che ti cresce dentro nel vedere la povertà, la malattia, l’ingiustizia, l’indifferenza, nel vedere intelligenze che non trovano opportunità, nel vedere come la semplicità della soluzione di molte problematiche sia ostacolata dalla stupidità di alcuni comportamenti, dall’ignoranza, nel vedere l’importanza e la ricchezza di piccole cose che noi diamo per scontate, nel vedere questa fede incrollabile…Mi ricordo una giornata nuvolosa a Mitoronghi, un villaggio molto povero ed una chiesa spoglia: quattro mura ed un tetto bucato, qualche tronco faceva da panca…e quei canti mi sembravano così tristi e quelle donne che nonostante avessero così poco erano lì che, cantavano, portavano sulla testa qualcosa come offerta….mi ricordo il volto di un bambino, non so perché ma quegli occhi non me li scorderò più, mi hanno detto tante cose….in quel momento mi è venuta in mente una canzone di Gino Paoli…”..ci sono dei giorni che Dio guarda da un’altra parte, forse non vuole vedere, segue un altro cantiere..” in quel momento quel viso bellissimo mi ha guardato ed ha sorriso…ci ho pensato tanto e…forse Dio è malato, ma se lo è, è malato lì in mezzo a loro, è proprio lì in quel bambino. La forte spiritualità che pervade queste esperienze l’ho avvertita subito…al primo flash della macchina fotografica, seguito da un salto altissimo dei tanti bambini che davanti alla “piccia” ( foto) scoppiavano di gioia…ho sentito nello stomaco un colpo forte, un salto al cuore ed ho visto per un istante chiare quelle emozioni, che ora non riuscirei a descrivere, ma che sono sicuramente l’incontro con qualcosa di molto, molto grande. Da parte mia vorrei solo riuscire a rendermi conto sempre di quanto sono fortunata e riuscire a sfoderare in ogni momento una profonda e sana curiosità verso la bellezza e la poesia che si può trovare in ogni incontro; al di la delle difficoltà…è soprattutto nel bisogno che ci sono gli incontri più veri!!! E dopo questo mio tifo spudorato per questa terra bellissima, come dice un mio amico “madre di tutte le terre” , piena di musica e colore e troppo spessa dimenticata, vi dico….PROVATE PER CREDERE!!!

Viaggio di condivisione del 2008

Capita a volte di fermarsi un istante e di accorgersi con uno strano senso di paura di aver corso tanto, di non ricordarsi come si è arrivati fin lì o dove si vuole andare. Questo tempo ci chiede efficienza, e ci persuade ogni volta a cercare la soluzione più “comoda” per noi…più vantaggiosa. Spesso, se si sta attenti capita di conoscere alcune realtà che “ti innamorano”, capita di conoscere storie e persone inverosimili, incredibili. Quelle volte acquisti, anzi adotti, con serenità un piccolo sogno quotidiano, che rischia ogni giorno di spegnersi e che per fortuna così tante volte rimane acceso. Protetto da cosa? Da chi? Lo stupore tante volte si fa palpabile davanti all’incontro con realtà che hanno il coraggio di porsi in contraddizione con quello che viene chiamato “il mondo di oggi”, che è solo una piccola faccia di questa immensità dove così tanto esempi di vita sono possibili, dove tanti esempi sono testimoni belli e nascosti di qualcosa di importante.
Lo stupore davanti a questo è l’ingrediente che porta domande, che porta a parlare con se stessi , a cercare il confronto con l’altro, a credere finalmente con il cuore che ci sia qualcosa di più grande di noi, qualcosa di così grande che riesce a sostenere, in equilibri quasi impossibili, tanti ideali e progetti…un qualcosa che si rende visibile agli occhi attenti. Stima e riconoscenza verso ogni associazione ma soprattutto verso ogni persona che partecipa a mantenere vivi dei sogni, dei credo, dei cantieri dove investe tempo ed energie; grazie ad ogni persona che testimonia nella quotidianità emozioni che sono l’immagine, il futuro di un “qualcosa di essenziale”, la cui ricerca non si deve mai fermare. Storie vicine e lontane, in casa come dall’altra parte del mondo. Chi sono quei pazzi che decidono di spendere il loro tempo in queste scommesse….perché sono delle scommesse! L’unica cosa certa è che nell’altro, come in ognuno di noi, c’è qualcosa di immenso, di divino, che è sempre più difficile cogliere, proteggere; una volta che ci si accorge di questo, la scommessa è mettersi in gioco! Ed ecco che le storie di ognuno si intrecciano: è come un albero che trae forza dalle tante radici, cresce e dà vita a tante piccole foglie delicate. E’ lo stupore di vedere qualcosa di vivo, qualcosa che cresce e domandarsi, con un sorriso, a parte la “ fotosintesi clorofilliana”, come sia possibile che qualcosa di così bello esista.

Giulia

Eleonora Celindi

Eleonora Celindi

Sono rimasta affascinata da tutto ciò che mi ha circondato

Viaggio di condivisione del 2007

Il mio primo anno in Tanzania nel villaggio di Mkongo.
Sono rimasta affascinata da tutto ciò che mi ha circondato, la natura, l’atmosfera e le persone del villaggio. Mi sono sentita subito accettata da loro e per una volta ho sentito il mio cuore in pace con se stesso. È difficile credere che in quel luogo così lontano e differente da noi, esistono persone che sanno veramente cosa vuol dire essere fratelli.
Ho trascorso venti giorni indescrivibili; lì tra loro, in mezzo a tanti bambini ho provato delle emozioni bellissime trasmesse attraverso i sorrisi meravigliosi e gli occhi pieni di luce.
Lì non importa di che colore hai la pelle, ma la bontà del cuore e la voglia di crescere insieme.
I colori, la musica, la gente di Mkongo e soprattutto i bambini, rimarranno per sempre nel mio cuore.

Viaggio di condivisione del 2008

Cosa vi viene in mente se sentite dire la parola Africa? Penso che non esiste una sola risposta ma bensì milioni di risposte. Non esiste una sola Africa ma bensì “tante Afriche”: l’Africa incontaminata, l’Africa dei deserti, l’Africa dalle spiagge bianchissime….
Quando io penso all’Africa mi viene in mente solo la gente di questo grandissimo continente, solo persone e bambini, milioni di bambini che con un loro sorriso riescono a risolvere qualsiasi tipo di problema. Noi occidentali siamo troppo presi dalla frenesia non riuscendo più a trovare il tempo di ridere, di giocare, di stare con le persone a cui vogliamo bene; solo andando in questo continente lontano possiamo ritrovare noi stessi. Ed è per questo che ho deciso di affrontare il mio secondo viaggio in Tanzania nel villaggio di Mkongo. Avevo bisogno di ritrovare il mio cuore che giaceva là in silenzio sotto l’ombra di un albero aspettando di essere di nuovo felice. La voglia di riabbracciare i bambini e di stringere la mano alle persone del villaggio è un’emozione indescrivibile e solo chi vive queste emozioni può capire e come si dice: il mal d’Africa esiste e si fa sentire.
Una volta arrivata là riesco a vedere le difficoltà di questo villaggio, riesco a percepire le loro paure che forse per noi occidentali non lo sono, ma il bello dell’Africa è che “pole-pole” riusciremo a risolvere i piccoli grandi problemi. Gli occhi, gli sguardi dei bambini mi entrano nel cuore e MAI svaniranno dentro di me. La fiducia che loro hanno nei nostri confronti, la voglia di crescere, la voglia di essere un popolo autonomo è per me una soddisfazione, e creare loro un danno o una delusione sarebbe una cosa insopportabile. Non riesco a pensare di deluderli perché da quando conosco il villaggio di Mkongo posso solo dire “asante” perché è grazie a loro che riesco a viverre meglio e ritrovare in me tutti quei valori che per noi occidentali ormai sono persi. Il silenzio, l’interiore che ti serve per vivere riesci ad ascoltarla ed a percepirla solo stando seduta su quel “muretto”, anche il cielo puntellato di stelle è diverso dal nostro e respirando a pieni polmoni cerco di far entrare dentro di me un po’ d’Africa che mi accompagna una volta tornata in Italia fino alla prossima partenza.

Eleonora C.

Lucia

Lucia

L’impegno missionario è un dovere del cristiano

Viaggio di condivisione del 2004

La mia partecipazione alla missione di Cooperazione della parrocchia della Ginestra con la Tanzania è nata, apparentemente per caso: mi trovavo a messa in parrocchia il primo Gennaio del 2001 e si parlava della prima missione svoltasi l’estate precedente e dei progetti per la successiva. Il medico che era andato ( Dr. Francesco Raspini) non poteva partecipare per quell’anno e così mi ha detto: Perché non vai tu? La mia risposta è stata: Perché no?!…E così è cominciata. Ma in realtà l’idea di una collaborazione missionaria mi frullava nella testa dall’infanzia, avendo una zia ( Suor Angelina Di Pillo, delle Suore Agostiniane di San Giovanni Valdarno) con esperienza missionaria, avendo avuto conoscenza personale di missionari/e ed avendo avuto una formazione, in particolare nella mia esperienza con lo scoutismo Agesci, di attenzione particolare agli ultimi e di cooperazione internazionale ( in Albania). Ma soprattutto credo che l’impegno missionario sia un dovere del cristiano, un modo per contribuire a realizzare “il regno di Dio in terra”, sia nel luogo dove viviamo, sia, per chi può, anche recandosi nei paesi cosiddetti “di missione” per una testimonianza di condivisione. Questo tipo di esperienza la definirei bellissima e terribile. Bellissima perché ti permette di incontrare e di vivere veramente in comunione fraterna con realtà conosciute molto bene tramite i mass media, ma che, almeno personalmente, non sentivo veramente vicine, reali, vere, finché non le ho toccate con mano. L’affetto, la gioia che ne ho ricevuto sono immensamente superiori a quanto penso di aver dato e ripagano col centuplo i disagi (sempre, tutto sommato, minimi) che si affrontano. Inoltre è un’esperienza che regala del tempo: tempo per pensare, tempo per parlare e conoscere (anche gli altri volontari), tempo per pregare (ah, quelle messe domenicali “normali” di due ore, per non parlare delle cerimonie speciali!!), tempo per giocare con i bambini, tempo per vedere e vivere una natura ed una società diversa dalla nostra, e…per fare ancora tanto altro, che nella nostra vita quotidiana qui in Italia, “sacrifichiamo” a ritmi disumanizzati. L’esperienza però è anche terribile perché ti mette faccia a faccia con l’ingiustizia del mondo, col fatto che in quelle realtà per esempio mancano, nonostante il lavoro duro che svolgono, le possibilità, ai genitori, di istruire e curare i figli. La morte è sempre presente come un qualcosa di ineluttabile, anche se colpisce, con la malaria per esempio,un ragazzo di 10 anni o un neonato! E noi quale responsabilità abbiamo? Io sento di averne molta, soprattutto dopo aver constato che con il mio superfluo (a cui comunque non riesco a rinunciare) molte famiglie e molte vite potrebbero avere un destino diverso. So anche che la mia vita è così agiata perché altri stanno male (sfruttamento delle risorse del mondo) e che non ho nessun merito, e nessun diritto, di avere una vita così facile e sicura rispetto ai fratelli dei paesi “poveri”. Il messaggio che vorrei trasmettere, in conclusione, è quello di essere coscienti dei nostri privilegi di occidentali, di italiani, e di cercare di impegnarci con gioia, insieme ai fratelli meno fortunati, per riequilibrare questa situazione, con la consapevolezza che quello che possiamo fare è una goccia nel mare dei bisogni ma che tante gocce insieme, con l’aiuto di Dio, possono dare sollievo alla sete di amore e di giustizia del mondo.

Viaggio di condivisione del 2013

Si torna in Tanzania, a Songea e nel villaggio di Mkongo, a trovare gli amici, a vedere come vanno le cose ed i progetti e, se si può, a fare qualcosa!
Questo è stato il mio primo pensiero quando si è concretizzata la possibilità di tornare in Tanzania dopo due anni di assenza (uno per il viaggio con Neema in Congo, a Kirungu, e uno…causa matrimonio).
Siamo partiti “carichi” – in tutti i sensi, con Marco (già sperimentato come eccezionale compagno di viaggio e persona preziosa sotto tanti aspetti) e Romina (che è stata una scoperta veramente piacevole). Dopo un viaggio veramente stancante dalla mattina di mercoledì 24 luglio (volo da Roma), arrivo il 25 alle 3 di mattina all’aeroporto di Dar Es Salaam e da lì trasbordati direttamente, dallo staff di Mister Jordan, alla stazione degli autobus (era notte, c’eravamo solo noi, molto frastornati e con i bagagli nella polvere) e dopo il solito viaggio di quattordici ore (e a buio sopraggiunto) …finalmente arriviamo a Songea e riabbracciamo Baba Erik!
Nel viaggio d’andata, a parte ritrovare il paesaggio africano con i suoi orizzonti aperti, i suoi alberi di acacia ed i baobab, i villaggi, la polvere rossa, quello che mi ha colpito maggiormente è stato l’aumento del traffico, veramente “bestiale” per uscire (alle 6 di mattina!) da Dar: una fila ininterrotta, in entrambi i sensi, di macchine, camion, bus, minibus, camioncini, carretti, biciclette stracariche, per chilometri e chilometri e per circa due ore di tempo! (al ritorno abbiamo fatto la stessa esperienza anche di sera!) L’altro grosso cambiamento è stato quello di non trovare ad accoglierci a Songea il vescovo Norbert Mtega, che si è ritirato per motivi di salute; l’attuale reggente (Mons. Tarcisio, Vescovo di Iringa) è stato molto cordiale e accogliente, ma ci è un po’ mancato il nostro interlocutore privilegiato, che sapeva sempre indirizzarci per i progetti e per la loro valutazione. Songea non mi è sembrata particolarmente cambiata, a parte il progetto della Università in costruzione e la strada da Songea per Mokongo che, (udite! udite!), è ora asfaltata per un bel pezzo, fino a Litola (dove in genere ci fermiamo a comprare le banane): il viaggio così è molto più veloce e meno disagevole anche se le sorprese sono sempre possibili…Nel viaggio di ritorno, infatti, siamo rimasti bloccati per oltre un’ora perché un camion (ovviamente stracarico) si era messo di traverso su una salita e bloccava la strada a sterro (alcuni, un autobus compreso, hanno superato il problema tagliando per la Savana, in salita, senza capovolgersi….noi abbiamo preferito aspettare che il camion riuscisse a raddrizzarsi un po’ per poter passare).
Nel villaggio riceviamo la solita accoglienza calorosa e affettuosa, dopo tanti anni la continuo a percepire persino imbarazzante: mi sembra sempre troppo onore ed entusiasmo per il poco che riusciamo a fare per collaborare ad alleviare le loro immense difficoltà! Riabbracciamo gli amici, conosciamo nuovi bambini, rispolveriamo il nostro scarso kiswahili e ci immergiamo nella vita della parrocchia con le sue Messe chilometriche ma mai noiose (nella chiesa di Mkongo in rifacimento o in chiese della parrocchia che, come a Mtakuja, sono ancora capanne senza pavimento e senza banchi), i battesimi di massa (40-50 per volta), i matrimoni (due nella settimana) e decisamente molti meno funerali di quelli visti in Congo!
Nel villaggio ed in parrocchia l’impressione è che, nonostante la cronica mancanza di acqua e di corrente e la fatiscenza di molte strutture – inclusi i servizi igienici -, pole pole le cose stanno migliorando e, a parte i risultati raggiunti, c’è speranza, attesa, ricerca di ulteriori miglioramenti, anche se a volte le strade intraprese ci sembrano (per la nostra mentalità occidentale) un po’ contorte e poco efficaci. Finalmente il lunedì andiamo al dispensario, incontriamo il personale (il Dottore, Suor Mary Grace, l’infermiera Oliva, il tecnico di laboratorio), portiamo le cose che miracolosamente erano entrate nelle nostre valige (medicine, reagenti, palloni per rianimazione , materiale per fare i pap-test, ecc.) e, con il generatore delle Suore, attualmente prestato alla parrocchia, e l’opera preziosa di Marco, riusciamo a far accendere l’ecografo! Le sonde funzionano e la corrente, con il generatore al massimo della sua potenza, è (pelo, pelo) sufficiente per far andare la macchina! Siamo tutti lì, emozionati, intorno al lettino dell’ecografia: per prime le donne in gravidanza che, un po’ timorose, magari scoprono di aspettare due bambini anziché uno (ci è capitato tre volte in 4 giorni), ma soprattutto perché possono avere un contatto visivo, per la prima volta, con il loro “mtoto”! Ricordo l’emozione che ha dato a me la prima volta sentire il battito del cuore di un bambino nella pancia della mamma o vederlo con l’ecografo: ripensandoci è stata la ragione per cui ho scelto di specializzarmi in ginecologia! Che cosa grande poter cogliere i segnali che quel bimbo/a non ancora nato ci invia, poterlo conoscere un po’, sorvegliarlo e, se è il caso, curarlo o aiutarlo a nascere meglio! Cerco di spiegare allo staff del dispensario in cosa l’ecografia può essere utile per seguire meglio le gravidanze e loro mi chiedono libri dove poter studiare; cercheremo di aiutarli.
Poi l’esperienza dei pap-test: tante donne sono venute nella settimana (circa 50), alcune un po’ titubanti, poche già “veterane” per averlo fatto già lo scorso anno al dispensario o, molto raramente, altrove; una ragazza giovane, molto preoccupata alla fine è “scappata” senza eseguire l’esame. Rimane il cruccio del dopo: una volta scoperto un problema del collo dell’utero, vuoi di infezione che di lesione precancerosa o francamente maligna, che possiamo fare per aiutarle? I dirigenti sanitari locali, del distretto di Nantumbo, non hanno presidi terapeutici in merito e non abbiamo capito se e quando potranno mettere in atto qualcosa.
Il tempo vola nel villaggio, ci pare che avremmo dovuto fare di più oltre agli incontri con le scuole (di sartoria, di falegnameria, dei muratori, con la scuola primaria statale), agli scambi con il comitato della parrocchia e con lo staff dell’ospedale, alle attività con i bambini e alle feste del latte, al lavoro al dispensario ed in parrocchia per verificare anche i macchinari arrivati con il container ma…il nostro soggiorno giunge troppo presto alla fine.
Rientriamo con il nostro pullman della “Super Feo”, abbastanza scassato e con chiusura “manuale” della porta anteriore dopo ogni apertura, i cui autisti corrono come pazzi a 120-140 km/h su una strada dove, nella maggior parte del tracciato, già 60-80 sarebbero pericolosi, facendo sorpassi da far drizzare i capelli e da togliere il sonno, borbottando perché a Mikumi una famiglia numerosa di elefanti decide di attraversare, con calma, la strada proprio davanti a noi! Miracolosamente arriviamo a destinazione, ci accoglie il traffico (che costringe l’autista a rallentare) già da circa 50 km prima di Dar, ma in città veniamo aggrediti anche dal rumore e dall’inquinamento che, nel soggiorno a Mkongo, ci eravamo dimenticati!
Torno a casa carica di volti, di sorrisi, di occhi, di buone intenzioni, di progetti ma anche di dolore per l’ingiustizia e la sofferenza che si è creata nel mondo verso alcuni nostri fratelli.
Sono tornata con il proposito di continuare a fare del mio meglio per aiutare e costruire il regno di Dio in terra, con il Suo aiuto e con quello di chi, all’interno di Neema o con il sostegno esterno, permette di portare una goccia d’acqua nel gran deserto dei bisogni dei nostri fratelli, in Africa come in Italia o ovunque ci sia bisogno.

Lucia

Luana

Luana

Un semplice sguardo

Viaggio di condivisione del 2007

E’ passato poco tempo dal mio rientro dall’Africa e mi rendo conto di aver delle difficoltà nel trovare parole per descrivere anche la più piccola emozione che ho provato durante la mia permanenza……forse ancora è troppo vivo il ricordo dentro di me!!
Ero stata in quel continente altre volte, come turista, ma già dalla prima volta ero rimasta segnata da un qualcosa di profondo, da un qualcosa che mi martellava dentro e che mi ha spinto a fare un’esperienza del genere. Dopo una lunga ricerca ho trovato questa stupenda Associazione, questo gruppo di amici che mi hanno accolto con molto calore e grazie a loro ho cominciato a conoscere e capire meglio questo nuovo mondo che mi stava aspettando. Con mio grande entusiasmo non ho dubitato neppure un istante e mi sono unita al primo gruppo in partenza ed insieme a loro, pur non conoscendoli, ho trascorso 20 giorni meravigliosi e pieni di armonia. Durante il tragitto e nei giorni trascorsi al villaggio mi sono incantata più di una volta ad ammirare questa parte di mondo così affascinante, misteriosa … stupenda per i suoi paesaggi; è stato emozionante e bello il senso di libertà che ho provato nell’osservare l’immensità della savana contornata da colori accesi come il rosso della terra contrapposto al verde della vegetazione. Tutti questi eccessi vengono amalgamati dal silenzio…sensazione che si fa notare e si apprezza, qui, in particolar modo; era bello la sera mettersi nel muricciolo a pensare, a riflettere sotto quella pioggia di stelle circondata dal niente… già, stare ad ascoltare il rumore del silenzio è qualcosa di magico!
Ok… questa era solo la cornice del villaggio di Mkongo il contenuto è ben altro e solo vivendo a contatto con quella gente ci si può rendere conto dei veri valori della vita.
Lì a Mkongo, come in tanti altri villaggi africani, le condizioni di vita sono molto disagiate ed uno dei problemi fondamentali sono le malattie che purtroppo non guardano in faccia a nessuno, colpiscono grandi e piccoli, ma questo popolo nonostante sia avvolto da tanta miseria e da povertà ha comunque qualcosa di immensamente grande dentro… la loro dignità, la loro ricchezza interiore non è paragonabile a niente di tanto materiale. Oltre a partecipare ed affrontare insieme al resto del gruppo i diversi progetti che l’Associazione sta portando avanti, ho condiviso con bambini, ragazzi ed adulti dei momenti bellissimi creando e consolidando questo rapporto di amore e di amicizia.
Tutte le emozioni, le gioie che ho provato mi sono state trasmesse il più delle volte da un semplice sguardo, da un ingenuo sorriso e dalla voglia che hanno di amare la vita. Trascorrere il Natale a Mkongo è stato qualcosa di straordinario e sicuramente un Natale che non scorderò mai!!! Entrando in chiesa per la messa ho sentito subito una sensazione di calore, di armonia; per prima cosa ho notato i mille colori all’altare, l’alberello addobbato con i palloncini, il presepe, poi girandomi il mio cuore ha cominciato a sorridere nel vedere centinaia di occhioni bianchi che mi guardavano. Quella chiesa che in apparenza era buia per la scarsa illuminazione brillava di luce… la loro luce, trasmessa attraverso i sorrisi, il calore, la gioia, l’amore e l’umiltà.
È stato un qualcosa di indescrivibile partecipare alle loro messe, fatte di canti, musiche, con un coinvolgimento da parte di tutti, bimbi ed adulti; forse per l’atmosfera, i volti, i mille colori vivaci che ci circondavano, forse per la loro straordinaria voglia di cantare e di danzare la vita, ho provato un susseguirsi di emozioni che arrivavano dentro e mi toccavano in fondo al cuore… non so, è stato come vivere in una magia!!! Condividere queste giornate, questi momenti di festa con il popolo di Mkongo lontano da casa è stato veramente bello e, grazie a loro, alla loro accoglienza e alla loro amicizia, mi sono sentita come in una grande famiglia.
Noi siamo “wazungu” (stranieri) ed il nostro scopo principale è quello della condivisione attraverso la nostra presenza fisica e spirituale senza pretendere di imporci con le nostre abitudini e stravolgere la loro cultura; siamo noi che dobbiamo adattarci alle tradizioni ai costumi e sopratutto ai tempi africani… loro non conoscono il trascorrere del tempo… “pole pole” si fa tutto!!!
Sono partita consapevole di non poter fare più di tanto per questa gente viste le mie possibilità e scarse conoscenze, ma sicuramente nel mio piccolo ho dato tutto quello che potevo con il mio affetto, la condivisione, l’amicizia… penso di aver dato tante piccole gocce rendendomi conto di aver ricevuto in cambio un mare!!!!! Infatti al mio rientro ho cercato di ripercorrere con il ricordo le tante emozioni che l’Africa mi ha regalato, i bei momenti trascorsi con il popolo di Mkongo e quelli con resto del gruppo, momenti fatti di gioia, divertimento, di condivisione ma anche di riflessione e lacrime… in conclusione ho capito che questa esperienza mi ha insegnato tanto, mi ha fatto mettere in discussione con me stessa e mi ha fatto scoprire che la felicità è la cosa più bella e la più semplice che esista al mondo. Mi fermo qui altrimenti non finirei mai di raccontare, occorrerebbero mille pagine e le parole non sarebbero sufficienti per descrivere il tutto. Ringrazio ancora l’Associazione Neema ed infine un grazie particolare lo rivolgo all’Africa per avermi fatto questo stupendo regalo di Natale, penso sia stato il più bel dono che potevo ricevere dal quale ho scoperto e riacquistato la felicità.

Viaggio di condivisione del 2008

Ci è stata prospettata la possibilità di fare un viaggio in CONGO, noi spiriti indomiti abbiamo subito accettato, incuranti di tutto quello che ci dicevano sui pericoli di questa terra …questa esperienza è stata una scoperta in tutti i sensi.
Dopo i tanti spostamenti e paesaggi che abbiamo incontrato nel tragitto, che solo sui libri possiamo trovare narrati, siamo arrivati in terra congolese pronti per conoscere e scoprire i lati di questa realtà. Durante il soggiorno abbiamo visitato molti villaggi ed è stato facile incontrare luoghi dove la guerra è passata ed ha lasciato i suoi segni indelebili; è vero che la Repubblica Democratica del Congo è un paese povero ma, nonostante i suoi grandi problemi, ai nostri occhi è apparso pieno di fascino. Nelle nostre visite siamo stati accompagnati da persone molto accoglienti e premurose, le quali ci hanno fatto sentire sempre a nostro agio nonostante la diversità delle nostre culture. Tra la popolazione di Kirungu abbiamo notato in un primo momento un po’ di titubanza e distacco ma già dopo il nostro ingresso in società, avvenuto durante la Messa domenicale, il loro atteggiamento è cambiato e nei loro volti si è potuto vedere la voglia di sorriderci e soprattutto quella di sorridere alla vita. I nostri antenati purtroppo ancora molti occidentali che si sono insediati in Congo, non hanno lasciato e non stanno lasciando i presupposti giusti per instaurare un rapporto paritario; quindi in loro c’è molto timore, paura nel riallacciare subito un rapporto di amicizia.
Con il passare dei giorni abbiamo costatato che tutto questo si è manifestato diversamente nei nostri confronti, forse perché noi non ci siamo precipitati nella loro terra con obbiettivi già stabiliti ma anzi per noi era importante creare un rapporto onesto e sincero con loro, conoscere tutte le varie sfaccettature di questa realtà e capire insieme a loro dove potevano contribuire nell’alleviare in parte le loro numerose difficoltà. Infatti, grazie ai loro consigli e spiegazioni, è stato possibile impegnarsi su alcuni progetti molto importanti che variano dall’istruzione alla sanità.
Quando è giunto il momento di ripartire non eravamo contenti in quanto ci sarebbe piaciuto soggiornare lì ancora un po’ ma allo stesso tempo eravamo felici ed ottimisti per quello che avevamo fatto e per quello che ci siamo impegnati di fare a breve.
Ad oggi nella nostra mente si susseguono molte immagini crude, edifici scolastici distrutti dalla guerra, l’ospedale, i centri di salute, il lebbrosario, i campi profughi ma in contrapposizione sentiamo nei nostri cuori la voglia di riemergere da questa situazione difficile e l’impegno attivo da parte di tutto il popolo.
Generalmente tutte le testimonianze mettono in evidenza i veri valori che si apprendono in questo tipo d’esperienze ed il fatto che si cresce molto interiormente; tutto questo è vero ma andando più in fondo ai nostri cuori concludiamo dicendo “non contano quanti respiri fai nella vita ma contano gli attimi che il respiro te lo tolgano”.

Viaggio di condivisione del 2009

Non è la prima volta che scrivo testimonianze del genere ma tutte le volte, quando prendo carta e penna, trovo delle difficoltà, in quanto non sono una scrittrice e soprattutto non riesco a far arrivare agli altri tutto quello che ho dentro al cuore.
L’Africa è un pensiero, è un’emozione, una preghiera; lo sono i suoi silenzi infiniti, i suoi tramonti, quel suo cielo che sembra molto più vicino del nostro….si, è come se fosse più presente, forse perché le sue stelle e la sua luna sono più limpide, nitide, pulite……in Africa, sembra strano a dirlo, ma tutto brilla di più.
A luglio 2009 sono ripartita per la Repubblica Democratica del Congo. Questa volta il soggiorno è stato più lungo, infatti io ed i miei due compagni di viaggio ci siamo trattenuti per 50 giorni nel villaggio di Kirungu e dintorni. Questa, naturalmente, è stata una nostra decisione in quanto avevamo nei nostri cuori l’esigenza di stare per un lungo tempo insieme a quel popolo, capire più da vicino quella terra e portare a termine le molteplici attività dell’associazione. È stato straordinario vedere e constatare con i propri occhi la conclusione e la funzionalità dei progetti avviati l’anno precedente e di conseguenza è stato ancor più bello percepire la gioia e la felicità di quella gente che ha potuto usufruire di tale aiuto…….non è semplice spiegarvi cosa il cuore può provare nel vedere il popolo di un villaggio intero che danza e canta in segno di ringraziamento per aver condotto l’acqua dalla sorgente alle capanne … l’acqua è vita!! Oppure assistere alla conclusione dei corsi di alfabetizzazione ed al loro proficuo svolgimento che ha portato l’istruzione e la formazione a 180 adulti, che a causa della guerra e di conseguenza agli spostamenti imminenti, sono stati obbligati a vivere per molti anni nella foresta e quindi nell’ignoranza. I giorni a nostra disposizione sono stati tanti ed intensi. Abbiamo fatto incontri e riunioni con il comitato locale per capire, per migliorare, per promuovere ed intraprendere delle nuove iniziative. Inoltre abbiamo seguito ed organizzato tutti i lavori della costruzione della scuola; l’abbiamo vista nascere dalle fondamenta fino alla crescita dei muri. Quindi emozioni sopra emozioni, un minuto dopo l’altro, di tutti i tipi….si, perché a quelle belle si sono alternate anche emozioni meno piacevoli dovute alle varie difficoltà da superare che non ci hanno mai abbandonato, ma che sicuramente non sono state queste a fermarci ed ostacolarci in questo straordinario cammino.
Quando si parte per un’esperienza del genere si deve essere pronti a tutto perché oltre a far fronte alle varie problematiche di quella terra ci si ritrova catapultati in una realtà completamente diversa dalla nostra, nella quale dobbiamo dare una nuova dimensione alla nostra vita, riconsiderare tutto con occhi diversi, mettere in discussione tutte quelle cose che per noi erano la “normalità”: il concetto del tempo, le abitudini, la fede, la capacità di sperare, l’educazione, la gestualità e persino la quasi eccessiva bianchezza della nostra pelle.
A volte non è così semplice come si pensa, sta a noi stessi tirare fuori quella volontà, quella forza, quell’amore che ci sentiamo pulsare e battere a più non posso dentro di noi.
Io credo di avercela fatta; aiutata anche dalla bellissima amicizia che è nata con le persone di quei villaggi sono riuscita ad inserirmi, ad intrecciare la mia vita con la loro; ho capito, e tutte le volte mi sorprendo, come è stupendo condividere il tutto con loro, vivere come loro, sentirsi sulla stessa terra, impegnarsi nelle stesse imprese, accettare e risolvere le medesime sfide e guardare insieme agli stessi orizzonti…….credo che questo sia il vero concetto di solidarietà. Tutto ciò mi dà la grinta di impegnarmi qui in Italia, attraverso l’Associazione, per cercare nel nostro piccolo di fare un qualcosa di grande per loro perché continuino a sperare nei loro sogni affinché questi diventino delle realtà. Questa gente, attraverso la loro semplicità e le loro tradizioni, ci fa imparare ciò che le generazioni che ci hanno preceduto conoscevano bene; semplicemente…..vivere!!!
Il continente nero cela in sé un profondo segreto la cui chiave sta nell’Africa stessa; forse è il bisogno di scoprire un paradiso in cui potersi perdere, non un paradiso di opulenza, bensì di ciò che è puro e originario. Ero e rimango convinta che in Africa ci sia qualcosa di unico e che il suo lato oscuro abbia il potere di esercitare una forte attrazione su ogni persona sensibile in grado di percepirlo.
Nella mia quotidianità, immersa nel lavoro ed in tutti gli agi che mi circondano, non posso fare a meno di pensare a loro, alle loro giornate, alle loro abitazioni, alle loro attività……non li lascio mai, né con la testa né con il cuore, e non vedo l’ora di poter ritornare tra di loro e vivere, fortunatamente anche quest’anno, per due mesi, momenti indimenticabili.
A presto Congo.

Luana